Ninhursag
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In seguito, la stessa dea venne rappresentata in forme diverse: come Ninmah, la "Signora maestosa", era la dea che plasmò gli uomini dall'argilla; come Nantu, "colei che partorisce", era la dea protettrice del parto; infine, come Ninhursag, era ritenuta madre di tutte le creature viventi. Tutti i diversi attributi della dea Ninhursag/Ki sottolineano la sua natura di Madre Terra, generatrice di vita.<br> | In seguito, la stessa dea venne rappresentata in forme diverse: come Ninmah, la "Signora maestosa", era la dea che plasmò gli uomini dall'argilla; come Nantu, "colei che partorisce", era la dea protettrice del parto; infine, come Ninhursag, era ritenuta madre di tutte le creature viventi. Tutti i diversi attributi della dea Ninhursag/Ki sottolineano la sua natura di Madre Terra, generatrice di vita.<br> | ||
Nin-hur-sag significa in sumero "Signora delle colline", ma ebbe molti altri nomi: ''Nintur'' "Signora delle nascite", ''Ninmah'' "Signora maestosa", ''Dingirmah'', ''Aruru'' e come moglie di [[Enki]] era solitamente chiamata ''Damgalnunna''.<br> | Nin-hur-sag significa in sumero "Signora delle colline", ma ebbe molti altri nomi: ''Nintur'' "Signora delle nascite", ''Ninmah'' "Signora maestosa", ''Dingirmah'', ''Aruru'' e come moglie di [[Enki]] era solitamente chiamata ''Damgalnunna''.<br> | ||
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Il suo prestigio decrebbe all'accrescersi di quello di [[Inanna]]/[[Ishtar]], ma nel suo aspetto di Damkina, quindi madre di [[Marduk]], che divenne il dio principale a [[Babilonia]], conservò un posto sicuro nel [[Pantheon]] mesopotamico. | Il suo prestigio decrebbe all'accrescersi di quello di [[Inanna]]/[[Ishtar]], ma nel suo aspetto di Damkina, quindi madre di [[Marduk]], che divenne il dio principale a [[Babilonia]], conservò un posto sicuro nel [[Pantheon]] mesopotamico. | ||
Versione delle 23:29, 28 dic 2008
La dea Ninhursag (detta anche Ki o Aruru) presso i Sumeri rappresentava la Terra, e formava con il dio An la Montagna cosmica An-Ki.
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Ninhursag nella cosmogonia
Come tutti gli Dei cosmici sumeri, inizialmente essa rappresentava solo uno dei princìpii costitutivi dell'universo, e presentava un carattere piuttosto passivo: nel mito della creazione del mondo, leggiamo che la separazione di Cielo (An) e Terra (Ki) avviene tramite l'intervento del dio Enlil, che "tira" verso di sé la Terra Ki, mentre An "tira" verso di sé il Cielo.
Evoluzione ed equivalenze
In seguito, la stessa dea venne rappresentata in forme diverse: come Ninmah, la "Signora maestosa", era la dea che plasmò gli uomini dall'argilla; come Nantu, "colei che partorisce", era la dea protettrice del parto; infine, come Ninhursag, era ritenuta madre di tutte le creature viventi. Tutti i diversi attributi della dea Ninhursag/Ki sottolineano la sua natura di Madre Terra, generatrice di vita.
Nin-hur-sag significa in sumero "Signora delle colline", ma ebbe molti altri nomi: Nintur "Signora delle nascite", Ninmah "Signora maestosa", Dingirmah, Aruru e come moglie di Enki era solitamente chiamata Damgalnunna.
Presso gli Accadi era conosciuta come Belet-ili "Signora degli dei" e col nome di Mama; come moglie di Ea, controparte accadica di Enki, era chiamata anche Damkina.
Il suo prestigio decrebbe all'accrescersi di quello di Inanna/Ishtar, ma nel suo aspetto di Damkina, quindi madre di Marduk, che divenne il dio principale a Babilonia, conservò un posto sicuro nel Pantheon mesopotamico.
Creazione degli umani
Allo stesso modo degli artigiani, Ninhursag (o Mami, Mama, Nintur a seconda dell'epoca e del luogo), impastò l'argilla per plasmare sette copie di se stessa da porre alla sua sinistra (donne) e sette, invece, alla sua destra (uomini). Enunciando una serie di incantesimi animò le immagini. Le donne sumere la invocavano durante il parto in quanto protettrice delle nascite [1].
Genealogia
Oltre che moglie di Enki e sorella di Enlil, è ricordata come madre di Ninsar, dea della pastorizia, e per aver creato Enkidu, l'uomo selvaggio fraterno compagno di Gilgamesh.
Voci correlate
Note
1^ http://www.ilcerchiodellaluna.it/central_Dee_Parto.htm
Bibliografia
- Gwendolyn Leick, Dictionary of Ancient Near Eastern Mythology, Routledge (UK), 1998 ISBN 0415198119.