Sirio
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Sirio (α CMa / α Canis Majoris / Alfa Canis Majoris, conosciuta anche come Stella del Cane o Stella Canicola; in latino Sīrĭus) è una stella bianca della costellazione del Cane Maggiore; è la stella più brillante del cielo notturno, con una magnitudine apparente pari a -1,46 e una magnitudine assoluta di +1,40 [1]. Vista dalla Terra possiede due volte la luminosità apparente di Canopo (α Carinae), la seconda stella più brillante del cielo [2]; in una notte limpida, senza Luna e possibilmente senza i pianeti più luminosi, è pure in grado di proiettare a terra una leggerissima ombra degli oggetti [3]. Sirio può essere osservata da tutte le regioni abitate della Terra e, nell'emisfero boreale, è uno dei vertici dell'asterismo del Triangolo Invernale.
La sua brillantezza in cielo è dovuta sia alla sua luminosità intrinseca, sia alla sua vicinanza al Sole; Sirio si trova infatti ad una distanza di 8,6 anni luce, ed è perciò una delle stelle più vicine alla Terra. È una stella di sequenza principale di tipo spettrale A1 Vm [4] ed ha una massa circa 2,4 volte quella del Sole [5]. La sua luminosità assoluta è pari a 25 volte quella del nostro Sole, ma è notevolmente meno luminosa di Rigel o della stessa Canopo, che appaiono meno luminose perché più lontane [5].
Sirio è in realtà un sistema binario: infatti, attorno alla componente principale (detta per questo Sirio A) orbita una nana bianca chiamata Sirio B, che compie la propria rivoluzione attorno alla primaria ad una distanza compresa tra 8,1 e 31,5 UA, con un periodo di circa 50 anni.
Presso molte culture, la stella è stata spesso associata alla figura di un cane, ed è spesso indicata come foriera di sciagure. Presso i Greci si riteneva che il suo scintillio al suo sorgere eliaco potesse danneggiare i raccolti, portare forte siccità o persino causare e diffondere epidemie di rabbia; il suo nome deriva infatti dal greco antico Σείριος [6] (pronuncia Séirios), che significa splendente, ma anche ardente, bruciante [7]. I Romani erano invece soliti sacrificare un cane assieme ad una pecora e del vino, allo scopo di prevenire gli effetti nefasti di questa stella. I giorni in cui queste cerimonie venivano consumate, all'inizio dell'estate, erano detti Giorni del Cane, e la stella Sirio Stella Canicula [8]: fu così che il termine canicola diventò sinonimo di caldo torrido.
Indice |
Storia delle osservazioni
Il geroglifico di |
Sirio è riportata nei primissimi registri astronomici, conosciuta presso gli antichi egizi col nome di Sopdet; durante il Medio Regno, gli egizi basavano il loro calendario sul sorgere eliaco di Sirio, ossia il giorno in cui la stella diventava visibile all'alba poco prima che la luce del Sole la oscurasse in cielo, che all'epoca coincideva con il prossimo arrivo delle inondazioni annuali del Nilo e del solstizio [9], dopo circa 70 giorni in cui la stella non era stata visibile nei cieli [10]. Il geroglifico per questa stella (Sothis) mostra una stella e un triangolo. Sothis era identificata con la grande dea Iside, che formava una trinità con il marito Osiride e il loro figlio Horus, mentre i 70 giorni di assenza della stella simboleggiava il passaggio di Iside attraverso il duat (l'oltretomba egizio) [10].
Gli antichi Greci credevano che la comparsa di Sirio portasse con sé il clima caldo e secco dell'estate e che mostrasse i suoi effetti sull'avvizzimento delle piante e sull'indebolimento degli uomini [11]. A causa della sua luminosità, probabilmente si notò che Sirio scintillava maggiormente nelle sere di inizio estate, fenomeno dovuto in realtà all'instabilità meteorologica tipica di quel periodo, e si credeva che questo fosse dovuto alle emanazioni deleterie della stella che arrivavano sulla Terra. Chi "soffriva" degli effetti della stella veniva detto ἀστρόβλητος (astròbletos) col significato di "colpito dalla stella". Sirio veniva descritta in letteratura come "bruciante" o "fiammante"; il nome stesso di Sirio deriva dall'aggettivo σείριος (séirios; originariamente σϝείριος, swéirios), che significa "splendente" [12].
La stagione che seguiva l'avvento della stella nel cielo mattutino era chiamata Canicola (con evidente riferimento al termine "Cane", che designa la costellazione di appartenenza della stella) o estate [13]. Gli abitanti dell'isola di Ceos, nel Mare Egeo avrebbero offerto dei sacrifici a Sirio e a Zeus per invocare i venti rinfrescanti, e avrebbero atteso la riapparsa della stella in estate. Se questa, alla prima levata, sorgeva nitidamente, avrebbe significato buona fortuna, ma se sorgeva debole e scintillante, avrebbe portato effetti deleteri o pestilenze. Le monete provenienti dall'isola dal III secolo a.C. mostravano dei cani o delle stelle che emanavano raggi, ribadendo l'importanza che Sirio aveva presso i suoi abitanti [14]. I Romani celebravano il tramontare eliaco di Sirio intorno al 25 aprile, sacrificando un cane, accompagnato da incenso, vino e una pecora alla dea Robigo in modo che le emanazioni nefaste della stella non causassero danni al raccolto del grano di quell'anno [15]. Tolomeo di Alessandria mappò le stelle nei libri VII e VIII della sua opera Almagesto, in cui usava Sirio come riferimento per tracciare il meridiano centrale del globo. Curiosamente, la indicò come una delle sei stelle del cielo a lui note di colore rosso. Le altre cinque sono, effettivamente, stelle di classe spettrale K e M, come Arturo e Betelgeuse [16].
Le stelle luminose erano importanti per gli antichi Polinesiani, in quanto fungevano da riferimento per la navigazione fra le varie isole e atolli del grande Oceano Pacifico. Basse sull'orizzonte, sembrava si comportassero come dei compassi stellari che assistevano i marinai quando tracciavano la rotta verso una particolare destinazione. Inoltre potevano essere utilizzate come dei riferimenti per la latitudine: la declinazione di Sirio, ad esempio, incontra la latitudine dell'isola di Fiji, a 17°S, e perciò da quest'isola Sirio si mostra allo zenit [17]. Sirio indicava per loro il corpo di un "Grande Uccello" che indicavano col nome Manu, dove Canopo indicava la punta dell'ala meridionale e Procione quella settentrionale, che divideva il cielo notturno dei polinesiani in due emisferi [18]. Così come l'apparire di Sirio nel cielo mattutino indicava l'arrivo dell'estate per i Greci, per i Maori segnava invece il freddo inizio dell'inverno; il nome Takurua infatti indicava sia la stella che la stagione invernale. La sua culminazione al solstizio d'inverno era segnata da una celebrazione nelle isole Hawaii,dove era chiamata Ka'ulua, ossia "Regina del cielo". Ci sono pervenuti molti altri nomi polinesiani , fra i quali Tau-ua nelle Isole Marchesi, Rehua in Nuova Zelanda e Aa e Hoku-Kauopae sempre nelle Hawaii [19].
Sirio come riferimento culturale
La grande luminosità di Sirio ha attirato da sempre l'attenzione dei popoli più diversi. Il nome proprio più diffuso di questa stella è quello derivante dal latino, Sīrius (italianizzato in Sirio), che a sua volta deriva dal greco antico Σείριος (Seirios, con significato di "ardente") [20], sebbene i Greci sembra abbiano importato a loro volta questo nome dall'epoca greca arcaica [21]. La prima testimonianza di questo nome è datata intorno al VII secolo a.C. nell'opera poetica Le opere e i giorni di Esiodo [21]. Tuttavia la stella è nota presso i popoli della Terra con oltre 50 nomi diversi [22]. In arabo è nota come الشعرى (al-ši‘rā o al-shira, ossia "Il Capo") [23], da cui deriva il nome alternativo Aschere. In sanscrito la stella era nota col nome di Mrgavyadha (Cacciatore di cervi) o Lubdhaka (Cacciatore). Col primo nome rappresenta Rudra (Shiva) [24][25]. In Scandinavia la stella era nota come Lokabrenna (La torcia di Loki), mentre in giapponese il nome della stella è 青星 (Aoboshi, la "stella blu"). In astrologia medioevale, Sirio era invece considerata una delle stelle fisse magiche [26], associata con il berillio e con il ginepro. Il suo simbolo cabalistico è stato elencato da Agrippa di Nettesheim [27].
Molte culture storiche hanno dato a Sirio dei forti significati simbolici, in particolare legati ai cani; in effetti, è spesso chiamata nei Paesi anglosassoni con l'appellativo "Stella del Cane", ossia la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore. Spesso appare anche legata al mito di Orione e al suo cane da caccia; gli antichi Greci credevano che le emanazioni di questa stella potessero avere degli effetti deleteri sui cani, rendendoli particolarmente irrequieti durante i caldi giorni dell'estate (i "Giorni del Cane"). L'eccessiva colorazione di questa stella spesso poteva essere messa in relazione con l'avvento di disastri naturali o di periodi particolarmente secchi e, in casi estremi, poteva infondere la rabbia nei cani, che poi veniva trasmessa agli uomini tramite i morsi, mietendo numerose vittime [12]. I Romani chiamavano i giorni dell'inizio estate dies caniculares e la stella Canicula ("piccolo cane"). Nell'astronomia cinese la stella è conosciuta come la "stella del cane celestiale" (cinese e giapponese: 天狼; coreano: 천랑; cinese romanizzato: Tiānláng; giapponese romanizzato: Tenrō; koreano romanizzato: Cheonlang) [28]. Più lontano ancora, molte tribù di nativi americani associavano Sirio con un canide; alcune indigeni del sud-ovest del Nord America indicavano questa stella come un cane che seguiva delle pecore di montagna, mentre i Piedi Neri la chiamavano "faccia di cane". I Cherokee appaiavano Sirio ad Antares e le consideravano come due cani da guardia alle estremità di quello che chiamavano "percorso delle anime". Le tribù del Nebraska facevano invece diverse associazioni, come la "stella-lupo" o la "stella-coyote". Più a nord, gli Inuit dell'Alaska la chiamavano "Cane della Luna" [29]. Altre culture in diverse parti del mondo associavano invece la stella ad un arco e delle frecce [30]. Gli antichi cinesi immaginavano un ampio arco e una freccia lungo il cielo australe, formato dalle attuali costellazioni della Poppa e del Cane Maggiore; la freccia era puntata sul lupo rappresentato da Sirio. Una simile associazione è rappresentata nel tempio di Hathor di Dendera, in Egitto, dove la dea Satet ha disegnato la sua freccia su Hathor (Sirio). Nella tarda cultura persiana la stella era similmente rappresentata come una freccia, ed era nota come Tir [31]. Nel libro sacro dell'Islam (il Corano), Dio (Allah) viene definito il "Signore di Sirio".
Sirio in Ufologia
Tra le fonti ufologiche vi sono gli abitanti dei sistemi di Sirio, i Siriani. Tra i vari sistemi abitati vi è quello del pianeta Nagal di Sirio B.
Note
1^ Database entry for Sirius A, SIMBAD. Accesso: 20 ottobre, 2007.
2^ Database entry for Canopus, SIMBAD, Centre de Données astronomiques de Strasbourg, 5 febbraio 2008
3^ Stelle nei dintorni, 30 settembre 2008
4^ La classe spettrale A indica che il colore della stella è bianco, mentre 1 designa le stelle ad alta temperatura superficiale; la V (numero romano che sta per "5") indica invece che la stella si trova nella sequenza principale, mentre la m indica che la stella ha un elevato contenuto di metalli.
5^ J. Liebert, P. A. Young, D. Arnett, J. B. Holberg, K. A. Williams, The Age and Progenitor Mass of Sirius B, The Astrophysical Journal, 2005, vol.630, rilascio 1, pag.L69–L72, 10.1086/462419
6^ Liddell Henry G., Scott Robert, 1980, Greek-English Lexicon, Abridged Edition, Oxford University Press, Oxford, ISBN 0-19-910207-4
7^ J- B. Holberg, M. A. Barstow, F. C. Bruhweiler, A. M. Cruise, A. J. Penny (1998). Sirius B: A New, More Accurate View . The Astrophysical Journal 497: 935–942. DOI:10.1086/305489.
8^ Ovidio. Fasti IV, vv. 901-942.
9^ Fred Wendorf, Schild Romuald, 2001, Holocene Settlement of the Egyptian Sahara: Volume 1, The Archaeology of Nabta Plain, p. 500, Springer, ISBN 0-306-46612-0, Google Book Search preview, accesso 16 maggio 2008
10^ Holberg pp. 4-5
11^ Holberg p. 19
12^ Holberg p. 20
13^ Holberg pp. 16-17
14^ Holberg p. 20
15^ Ovidio. Fasti IV, lines 901-942.
16^ Holberg p. 32
17^ Holberg p. 25
18^ Holberg pp. 25-26
19^ Holberg p. 26
20^ Liddell Henry G., Robert Scott, 1980, Greek-English Lexicon, Abridged Edition, Oxford University Press, Oxford, ISBN 0-19-910207-4
21^ Holberg pp. 15-16
22^ Holberg p. xi
23^ Staff, 2007, Sirius, Britannica Online Encyclopedia, 2007-09-10
24^ Indic ideas in the Greco-Roman world, Subhash Kak
26^ Donald Tyson, Freake James, 1993, Three Books of Occult Philosophy, Llewellyn Worldwide, ISBN 0-87542-832-0
27^ Heinrich Cornelius Agrippa, 1533, De Occulta Philosophia
28^ Holberg p. 22
29^ Holberg p. 23
30^ Si veda in proposito Panaino (1987).
31^ Holberg p. 24