Giza
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Versione delle 23:31, 21 dic 2008
Giza (trascritto anche come Gizah o el-Ghiza, in Arabo: الجيزة, al-Gīzah), è una città dell'Egitto, capoluogo del governatorato omonimo. Si trova sulla riva occidentale del fiume Nilo, circa 20 km a sud-ovest dalla capitale Il Cairo, nei pressi del confine nord-orientale del governatorato.
Indice |
Necropoli di Giza
Giza deve la sua importanza al fatto di ospitare, su un pianoro roccioso che si trova alla periferia della città, una delle più importanti necropoli dell'antico Egitto.
A Giza sorgono infatti, oltre ad una gran quantità di sepolture minori, le tre più famose piramidi egizie: quelle di "Cheope", "Chefren" e "Micerino", secondo i nomi tramandati dalla tradizione greca ed ellenistica, tutte appartenenti a sovrani inseriti nella IV dinastia.
La più grande piramide esistente è quella di "Cheope".
Sempre presso Giza si trova un altro famoso monumento dell'antico Egitto: la Grande Sfinge.
Le traduzioni di Zecharia Sitchin
Ne “Il libro perduto del dio Enki” di Zecharia Sitchin ci sarebbe la traduzione letterale di alcune tavolette sumeriche, traduzione che potrà benissimo essere confermata o confutata da altri assirologi. Alla decima tavoletta (pag. 244) si parla del periodo subito successivo al diluvio universale e si dice:
- « Alla notizia che altri Terrestri si erano salvati i capi si sentirono rincuorati. Persino Enlil (capo della colonia aliena sulla Terra, n.d.r.), che aveva progettato la fine dell'Umanità, non era più in collera. E’ la volontà del Creatore di tutte le cose (Dio)! Così si dissero. Che sia dunque costruito un nuovo Luogo per i Carri Celesti (spazioporto), per inviare da lì l’oro su Nibiru (il pianeta degli alieni, nel nostro sistema solare)! Si misero alla ricerca di una nuova pianura in cui il suolo si fosse inaridito e indurito. Nelle vicinanze del Luogo dell’Atterraggio (spazioporto di Baalbeck, in Libano), in una penisola desolata, trovarono questa pianura. Era piatta come un lago dalle acque calme, circondata da bianche montagne. Questo è ora il racconto del nuovo Luogo dei Carri Celesti, e dei due monti gemelli creati artificialmente, e di come Marduk (primogenito di Enki e Damkina, venerato come Ra in Egitto) usurpò l’immagine del leone. Nella penisola scelta dagli Annunaki (gli alieni), le Vie celesti di Anu e di Enlil (fascia centrale e nord della sfera celeste, divise dal 30° parallelo nord) si rispecchiavano sulla Terra. Che il nuovo Luogo dei Carri Celesti sia posizionato proprio su quel confine. Che il cuore della pianura rifletta i cieli! Così suggerì Enlil a Enki. Una volta che Enki fu d’accordo, Enlil, dai cieli, prese le misure. Su di una tavoletta incise un grande progetto, perché tutti lo potessero vedere. Che il Luogo dell’Atterraggio nelle Montagne del Cedro sia incluso nel progetto! Così disse. Misurò la distanza fra il Luogo dell’Atterraggio e il Luogo dei Carri. Al centro dei due luoghi progettò un nuovo Centro di Controllo Missione: lì scelse un monte adatto, il Monte che Indica il Cammino, così lo chiamò. Ordinò che vi venisse costruita una piattaforma di pietre, simile a quella del Luogo dell’Atterraggio, ma più piccola. Al suo centro una grande roccia fu incisa all’interno e all’esterno, venne creata per ospitare un nuovo Legame Cielo-Terra. Venne creata per sostituire il ruolo svolto da Nibru-ki (città di Enlil a Sumer, chiamata Nippur in accadico), prima del Diluvio; sarebbe stata un nuovo Ombelico della Terra. Il Sentiero di Atterraggio (direzione di planata nella rotta di atterraggio delle navicelle spaziali aliene) sarebbe stato ancorato alle cime gemelle dell’Arrata (l’Ararat, in Turchia orientale), al nord. Per demarcare il Corridoio di Atterraggio Enlil richiese altre due vette Gemelle. Per delimitare così il confine del Corridoio di Atterraggio, per consentire l’ascesa e la discesa. Nella parte meridionale della desolata penisola, in un luogo montuoso, Enlil selezionò cime gemelle vicine, a esse ancorò il confine meridionale. Non vi erano montagne laddove era necessaria la seconda coppia di cime gemelle. Dal suolo sporgeva solo una terra pianeggiante, sopra alla valle ostruita dall’acqua (che si affaccia sul mar Mediterraneo). Vi possiamo erigere sopra vette artificiali! Così disse Ningishzidda (figlio di Enki, chiamato Thoth in Egitto) ai capi. Disegnò per loro su una tavoletta, l’immagine di cime piatte ai lati svettanti verso i cieli. Se si può fare, che così sia! Così approvò Enlil. Che fungano anche da faro! Sulla terra piatta, sopra la valle del fiume (l’Egitto), Ningishzidda costruì un modello in scala. Lo usò per perfezionare gli angoli apicali e i quattro lati lisci. Accanto vi mise una vetta più grande, ne orientò i lati in corrispondenza dei punti cardinali della Terra. Gli Annunaki, con i loro strumenti, tagliarono le pietre e le usarono per costruire. Accanto, in un luogo ben preciso, Ningishzidda collocò la seconda vetta. La progettò munita di gallerie e camere per i cristalli pulsanti. Quando questa cima mirabile svettò contro il cielo, i capi vennero invitati a porvi la pietra apicale. Di argentone, una lega creata da Gibil (figlio di Enki, esperto in metallurgia), la Pietra Apicale era fatta. Rifletteva la luce del Sole all’orizzonte, di notte era come una colonna di fuoco. Il potere di tutti i cristalli si concentravano in un raggio sui cieli. Quando le opere mirabili, progettate da Ningishzidda, furono completate e pronte, i capi degli Annunaki entrarono nella Grande Vetta Gemella, e grande fu il loro stupore per quanto videro. Ekur, la Casa Che è Come una Montagna (la grande piramide di Giza), così la chiamarono, era un faro per i cieli. Proclamava al mondo che gli Annunaki erano sopravvissuti al Diluvio e che in eterno avrebbero regnato. Ora il Luogo dei Carri Celesti può ricevere l’oro che proviene da oltremare. Da lì i carri trasporteranno su Nibiru l’oro necessario alla sopravvivenza. Saliranno da lì, verso est, laddove il Sole sorge il giorno designato. Discenderanno da lì, verso sudovest, laddove il Sole tramonta il giorno designato! Poi Enlil attivò i cristalli di Nibiru con le sue stesse mani. Al loro interno luci misteriose iniziarono a tremolare, un ronzio magico ruppe il silenzio. Fuori, all’improvviso, la pietra apicale iniziò a brillare, era più lucente del Sole. La moltitudine di Annunaki lì riuniti proruppe in un grido di gioia. Ninmah (sorellastra di Enki ed Enlil, madre di Ninurta, capo ufficiale medico degli Annunaki), commossa dall’evento, recitò e cantò un poema: La casa che è come una montagna, la casa con una cima appuntita, è attrezzata per Cielo-Terra, è opera degli Annunaki. Casa luminosa e scura, casa del cielo e della Terra, per le barche celesti è stata assemblata, dagli Annunaki è stata eretta. Casa il cui interno brilla di una luce rossastra, emette un raggio pulsante che raggiunge luoghi lontani e alti. Nobile montagna delle montagne, costruita grande e sublime, sarai al di là della comprensione dei Terrestri. Casa di nobili strumenti, casa sublime dell’eternità. Le pietre delle sue fondamenta lambiscono l’acqua (il Nilo), la sua grande circonferenza è fissata nell’argilla. Casa le cui parti sono abilmente intessute insieme. Luogo di riposo per grandi dèi (alieni, gli Igigi) che orbitano nei cieli. Casa che è come un punto di riferimento per le navicelle spaziali, casa impenetrabile. L’Ekur è benedetto dallo stesso Anu (re degli Annunaki, gli alieni di Nibiru). Così Ninmah cantò e recitò alla celebrazione. Mentre gli Annunaki celebravano la loro mirabile opera, Enki suggerì allora a Enlil: Quando in futuro ci si chiederà: quando e chi ha creato queste meraviglie? Che sia creato un monumento accanto alle cime gemelle, che annunci l’Era del Leone. Che il suo volto sia quello di Ningishzidda, l’artefice delle vette. Che guardi proprio verso il Luogo dei Carri Celesti! Che riveli alle generazioni future quando fu costruita, da chi e quale era la sua funzione! Così suggerì Enki a Enlil. Enlil approvò le sue parole e così disse a Enki: Utu (fratello gemello di Inanna, chiamato Shamash in accadico) deve essere di nuovo il comandante del Luogo dei Carri Celesti. Che il leone che guarda, sia rivolto precisamente a est, che sia l’immagine di Ningishzidda! »
Quindi secondo le tavolette cuneiformi sumere la Grande Piramide di Giza sarebbe stata costruita con la funzione di radiofaro da alieni nel 10.500 a.C., assieme alla Sfinge, che sarebbe un monumento commemorativo dell’impresa. Il volto della Sfinge in origine era quello dell’architetto progettista delle piramidi (Ningishzidda), ma sembra che dopo il volto venne rimodellato per assomigliare a Marduk, nuovo re dell’Egitto (infatti là era venerato come Ra). La Sfinge venne scolpita col corpo leonino per indicare che la costruzione era stata eretta all’inizio dell’era astrologica del Leone.
Gemellaggi
Giza è gemellata con:
- Los Angeles, Stati Uniti d'America